L'esercito di Scipione

regia di Giuliana Berlinguer (1977)

soggetto:  il romanzo omonimo di Giuseppe D’Agata; sceneggiatura: Giuliana Berlinguer, Lucia Bruni, Giuseppe D'Agata; scenografia: Emilio Vogliono; costumista: Marilù Alianello;
interpreti: Pietro Biondi, Davide Balistreri, Inigo Galante, Augusto Magoni, Antonio Cipriano, Antonio Francioni, Mario Fabbri, Giorgio Trestini, Francesco Capitano, Piera Degli Esposti, Ferruccio De Ceresa, Roberto Brivio, Bruno Cattaneo, Pierluigi Giorgio, Gianna Piaz;
messa in onda televisiva: 13, 20 e 27 gennaio 1977, Rete Due, ore 20.40.


Rassegna stampa
[…] sulla rete 2 abbiamo il debutto del film in tre parti “L’esercito di Scipione” di Giuliana Berlinguer.
Diciamo film perché si tratta di una storia girata in esterni, con i criteri che si usano comunemente per una pellicola: di più, “L'esercito di Scipione”, terminata la sua comparsa in tv, sarà condensato e inviato sugli schermi della normali sale cinematografiche.
La base è il romanzo (il suo primo) scritto dal narratore e sceneggiatore Giuseppe D'Agata (di cui ricordiamo “Il medico dalla mutua”, libro fortunatissimo, e il copione de “Il segno del comando”): il racconto di uomini sorpresi sotto le armi dall'8 settembre, i cosiddetti “sbandati” presi nella morsa di una situazione angosciosa. Il film, che si avvale di pochi attori professionisti e di molti volti nuovi, si svolge in Emilia tra Bologna, Ferrara e Modena.
u.bz. [Ugo Buzzolan], Questa sera telequiz e Scipione, «La Stampa», 13 gennaio 1977.

Fu a Bologna che Giuseppe D’Agata ambientò il suo primo romanzo, pubblicato ormai 17 anni fa, ed è a Bologna che Giuliana Berlinguer ha voluto girare in gran parte la traduzione televisiva dell’Esercito di Scipione.
Viene spontaneo accomunare questa vicenda di soldati sbandati all’indomani dell’8 settembre 1943 che confusamente cercano di dare un significato alla lotta armata contro i nazifascisti ad un’altra storia della Resistenza di recente portata sugli schermi: L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo, dal romanzo di Renata Viganò. Un parallelo spontaneo, non solo perché si tratta di storie ambientate nella stessa terra d’Emilia-Romagna, ma soprattutto perché in entrambi i casi gli autori hanno teso ad esaltare non l’eroicità dei comportamenti, ma piuttosto la dimensione comune, quotidiana, dei personaggi, ed al tempo stesso l’esigenza di rendere il senso di questa grande pagina della nostra storia, fuori di ogni retorica celebrativa.
Anche l’Esercito di Scipione, pur insistendo soprattutto su figure di uomini di soldati, propone arcane figure di donne di età diverse e di diverse condizioni. Tra queste è una donna di mezza età che ospita in casa il protagonista – di cui diverrà l’amante – un maggiore che cerca di entrare in contatto con i partigiani. Questo personaggio, la signora Barocci, è interpretato da una bolognese, Piera Degli Esposti. «D’Agata ha immaginato questa donna piuttosto florida e sempliciotta. A me – dice l’attrice – questa figura è piaciuta perché nonostante tutto, ha una sua filosofia. Mi sembra, cioè, che rappresenti un po’ lo spirito della donna emiliana che oggi non c’è più. Un tipo di donna che, se anche non sa cogliere quanto sta accadendo intorno a lei, al contrario di alte altre emiliane che parteciparono attivamente alla lotta contro i nazifascisti, sa interpretare vicende anche traumatizzanti, come il divenire amante di un uomo, con estrema naturalezza».
Le tre ore di filmato – altrettante puntate in televisione a partire da domani sera, giovedì, e successivamente una riduzione cinematografica – puntano soprattutto sugli esterni, sull’immediatezza della ripresa diretta, sull’azione e sul clima di quel periodo in una città come Bologna.
ro.z., La Resistenza senza retorica nell’“Esercito di Scipione”, «L’Unità», 13 gennaio 1977.