PersonaggiDIAVOLO ‘77 A parte che lo stesso Papa, la massima autorità della Chiesa, ha riaffermato solennemente che io, il diavolo, esisto e sono ben vegeto e in salute, più che mai credo nella mia funzione, che è quella di una entità malvagia necessaria a far rifulgere per contrasto il bene. L'antica spartizione del mondo dello spirito, e di conseguenza della materia, in bene e male, in luce e tenebra, vale ancora, a dispetto degli scettici e degli increduli. Figuriamoci, con l'aria che tira, con quel che si vede e si sente in giro, se è il caso di mettere in dubbio la mia esigenza: anzi sono persuaso che questi tempi sono dominati da me e dalla mia abilità di manifestarmi, com'è nella mia natura, nelle forme più impensate e più subdole. Certo, mi rendo conto che il mio dominio è temporaneo, transitorio, perché le forze del bene alla resa dei conti finiranno col prevalere, ma sta di fatto che al momento la vittoria è mia. Ignoro, perché è imperscrutabile, la tattica che il bene sta seguendo, ma presumo che il disegno sia di punire fortemente le attuali generazioni per risolvere tutto, un bel giorno, con una redenzione di massa. Intanto io approfitto del campo libero che mi viene lasciato e cerco di fare tutto il male che mi è possibile. Nel giro di pochi anni ne ho combinate di malefatte. Prendiamo lo scandalo che vede accusati di corruzione dei ministri: in realtà la colpa non è dei corruttori e dei corrotti, ma è mia. E chi è che ha intossicato con una nuvola di gas una fiorente e industriosa provincia? lo. Così come sono opera mia la speculazione edilizia, l'esportazione dei capitali, l'evasione fiscale, tanto per citare a caso colpe e reati nella gamma di malvagità che ho a disposizione. Tutto, tutto ciò che è violenza, sopraffazione, abuso, soperchieria, è opera mia. La mia immaginazione del male non conosce limiti, nemmeno quelli costituiti dalla religione entro la quale dovrei muovermi. Valga un esempio: per un tempo immemorabile io e il diavolo maomettano non abbiamo avuto rapporti, ognuno di noi operava nell'ambito delle proprie competenze. Ebbene, qualche anno fa sono riuscito a concludere un patto di collaborazione col diavolo maomettano: ed ecco che gli arabi hanno messo in crisi il mondo occidentale alzando i prezzi del petrolio. Non è stata una trovata geniale, la mia? Delle volte mi domando cosa significhi la straordinaria fertilità immaginativa, l'enorme capacità di fantasia che compete al male ed è la sua peculiare prerogativa, rispetto alla ristretta, direi quasi monocorde, attitudine che caratterizza il bene. Mi vien fatto di pensare che l'intelligenza, la vivacità dell'ingegno, siano caratteristiche del male, mentre il bene si riconosca nella povertà di spirito se non proprio nella stupidità. Infatti la storia ci dà una ricca galleria di malvagi, rispetto a pochi buoni, rari come mosche bianche. Chi sa perché. Che sia proprio vero che l'umanità è finalizzata al bene e che il bene finirà col prevalere? Tanta abilità profusa nell'architettare il male non sarà servita a niente? Preferisco non addentrarmi in queste disquisizioni e continuare a fare il mio mestiere di diavolo senza pormi troppi perché. In questo momento mi sto divertendo con la crisi economica nel nostro paese. Queste sono occasioni d'oro per un diavolo, ed io non me la sono fatta scappare, tanto è vero che ho fatto in modo che la situazione politica si presentasse in questo modo: grossi problemi, piccolo governo. Rido di cuore, voglio proprio vedere che cosa ne uscirà. So per certo che continuando così, senza mutare rotta, non c'è salvezza, ma non sarò davvero io a suggerire a chi detiene il potere il modo di usarlo per il meglio. L'hanno voluto, vogliono il potere? E allora sappiano che è una brutta bestia governata dal diavolo, e perciò molto difficile da domare. Del resto sono tranquillo perché le preghiere con le quali gli uomini del potere cercano ispirazione a ben operare e salvezza, come i ragli dell'asino non raggiungono il cielo. Non bisogna pensare che tutto il mio tempo io lo dedichi alle grandi questioni, ai problemi che riguardano moltitudini, interi popoli. Anch'io mi concedo degli svaghi, dei passatempi. Così mi diverto a fare degli scherzi; il mio preferito rimane quello, antichissimo, di entrare nel corpo di qualcuno e di trasformarlo in un indemoniato. Peccato che sia caduta in disuso la caccia ai maghi e alle streghe e che i posseduti dal diavolo – coloro che si comportano in maniera non conforme alle regole stabilite dalla comunità – non vengano più bruciati vivi. Quanti innocenti sono stati così sacrificati: a quei tempi ero tenuto in grande considerazione e rispetto. Oggi è rimasta la pratica dell'esorcismo, che consiste nel mettere in opera degli scongiuri, qualche volta fantasiosi, lo devo riconoscere, per indurmi con le buone o con le cattive ad abbandonare il corpo di cui mi sono impadronito. Specialisti in queste pratiche sono in genere dei frati: gente che ha la presunzione di mettermi paura e di essere in grado di esercitare una qualche influenza su di me. In realtà con gli esorcisti mi diverto molto, anzi delle volte li lascio vincere, proprio per dimostrare che esisto e per mantenere viva la superstizione e quindi l'ignoranza della gente, insomma mi comporto come un giocatore di scacchi che, essendo imbattibile, fa apposta a perdere qualche partita per avere degli avversari e quindi la possibilità di giocare. Tempo fa sono entrato nel corpo di una studentessa, una ragazza di buona famiglia, e ho dato segno di me inculcandole delle idee socialiste. È scoppiato uno scandalo: i genitori hanno condotto la ragazza da un frate esorcista. Costui si è dato da fare, ha praticato una serie di scongiuri, ma non ha concluso nulla: le mie idee sono rimaste nella testa della ragazza. Ora ho voglia di giocare un tiro al buon frate: piano piano cercherò di far penetrare le stesse idee socialiste nella sua testa. Già me la rido pensando al contagio che forse dilagherà in tutto il convento. (pp. 187-190)
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